Cantone dà ragione al MIT. Accordo quadro “all’italiana” da appendere al chiodo.


L’avevamo invocato da più di un anno (per approfondire leggi gli articoli precedenti seguendo il link_1, il link_2 ed il link 3).

E per fortuna, dopo tanta attesa, Cantone ha fatto sentire la propria autorevole voce e ci ha dato ragione: basta, la legge va rispettata ed è ora di tornare nel mondo reale!

L’ANAS deve abbandonare il fantastico mondo dell’accordo quadro “all’italiana”, una sorta di Narnia dove si era asserragliata per poter affidare, in spregio dei principi cardine dei lavori pubblici, centinaia di milioni di euro senza uno straccio di progetto (né definitivo né tanto meno esecutivo) e nella più assoluta indeterminatezza dell’oggetto del contratto.

Un mondo fatato, creato grazie ad una furbesca fantasia interpretativa delle norme, le cui fragili fondamenta erano costituite dagli interessi dei pochi fortunati aggiudicatari, dal timore reverenziale di tutti gli altri operatori economici (impauriti dal finire in una qualche “black list” dei soggetti da tenere alla larga) o, più semplicemente, dalla cinica consapevolezza che nessun imprenditore, senza avere alcuna utilità diretta, sarebbe stato disposto a buttar via decine di migliaia di euro per impugnare bandi palesemente illegittimi.

Quest’ultimo dovrebbe essere il ruolo delle associazioni di categoria o della stessa ANAC ma, sino ad ora, non è mai accaduto.

Veniamo, quindi, ai recenti accadimenti.

Martedì 03 ottobre 2017. Sulle prestigiose pagine di Edilizia & Territorio, viene allestita una bella vetrina per esporre al “mondo degli appalti” i fantastici risultati raggiunti da ANAS grazie all’utilizzo dell’accordo quadro.

A leggere le interviste pubblicate si ha avverte subito la sensazione di un trionfo autodeclamato: “meno ribassi, meno subappalti”, “milioni di euro per la sistemazione della pavimentazione, della segnaletica (orizzontale e verticale) e degli impianti tecnologici in gallerie”. Ed ancora: “i ricorsi sono pochi”, “anche l’utilizzo obbligatorio dell’offerta più vantaggiosa è andato bene”, “le gare per accordi quadro si susseguono in un flusso continuo, e così andrà avanti per gli anni prossimi”.

Insomma tutto perfetto a Narnia; dopo cent’anni di storia, ANAS ha trovato un alchimista che in possesso della pietra filosofale degli appalti.

Ma come ha detto qualcuno “l’autocelebrazione è il comportamento artificioso con cui il narcisismo esprime se stesso. È l’autoscatto degenerato in selfie. L’autocelebrazione non è analisi ma sintesi. È voler scrivere un capitolo di un libro che non si è letto. È ambire ad esser conosciuti, non a conoscere; è fare pubblicità a se stessi, è annuncio, propaganda, è la mercificazione dell’Io che diventa un articolo su uno scaffale”.

L’Anas parla di successo, ma girando per le strade, raccogliendo le confidenze dei corridoi della stessa stazione appaltante e scorrendo gli stessi elenchi pubblicati da Edilizia & Territorio più di qualcosa non torna facendo sorgere dubbi e perplessità.

Se il sistema messo in piedi è così perfetto:

  • come mai, tra gli aggiudicatari, figurano imprese pesantemente coinvolte da indagini per corruzione ancora in corso?
  • perché figurano anche imprese che, proprio in questi ultimi giorni, sono accusate di cessione illecita dell’appalto?
  • come è stato possibile affidare milioni di lavori di pavimentazioni ad imprese che non hanno tra i propri cespiti neppure una vibrofinitrice?
  • a quale scrutinio di affidabilità e congruità dell’offerta sono stati mai sottoposti gli aggiudicatari di appalti per la fornitura e posa in opera di segnaletica stradale se i ribassi offerti riescono, a mala pena, a coprire il costo industriale dei prodotti forniti?
  • se è vero che i ribassi sono stati ricondotti nell’alveo della fisiologia, perché non sono indicati nelle tabelle pubblicate del Sole 24Ore?
  • come è possibile affermare che grazie all’accordo quadro i ribassi si sono ridotti quando sono state, incredibilmente, ritenute congrue offerte che superano addirittura il 40% (per i lavori), il 60% (per le forniture) ed il 71% (per i servizi di progettazione)?
  • se sono diminuiti i subappalti, perché non pubblicare l’elenco dei nominativi, degli importi ed il testo stesso dei contratti di tutti i sub-affidamenti attivati nell’ambito di ciascun accordo quadro (subappalti, fornitura con posa in opera, cottimi, noli a caldo, nolo a freddo e tutte gli altri storici escamotage per cedere in toto o in parte l’appalto)?
  • giacché “anche l’utilizzo obbligatorio dell’offerta più vantaggiosa è andato bene” come può giustificarsi il fatto che, in alcune gare, sono state aperte contestualmente le buste contenenti tanto le offerte tecniche quanto quelle economiche (incredibile ma è successo veramente…)? Ed oggi chi sta eseguendo materialmente quei lavori..?

Le domande potrebbero proseguire e rivelarsi ancora più imbarazzanti ma, per il momento, ci fermiamo qui.

Anzi, no, dobbiamo andare avanti.

Mercoledì 04 ottobre 2017. Non sono trascorse neppure ventiquattro ore ed ecco spuntare il Presidente Cantone che, alla guida di un’ANAC Turbo, va a fracassare a tutta velocità la “vetrina” appena allestita da ANAS.

Un botto tremendo, udito fino a NARNIA(nas).

Due articoli dello stesso Sole 24Ore (a firma, rispettivamente, dei giornalisti Giuseppe Latour ed Alessandro Arona) pongono fine alla festa dando conto della posizione – doverosamente – presa da Raffaele Cantone che, da magistrato, non ha potuto non richiamare l’Anas al rispetto della Legge.

Parole pesanti come macigni, peggio di una Sentenza Plenaria del Consiglio di Stato: «si rileva che la mancata adeguata definizione dell’oggetto dell’appalto, mediante la progettazione potrebbe aver impedito ai partecipanti di offrire alla stazione appaltante un prezzo più conveniente” ed ancora «In ragione delle considerazioni che precedono, si concorda con quanto concluso dal competente Dipartimento di Codesto Ministero, riguardo alla necessità che l’aggiudicazione di nuove opere ed interventi di manutenzione straordinaria avvenga nel rispetto della disciplina sulla progettazione, anche in caso di ricorso allo strumento dell’accordo quadro; ciò in quanto, ove pure si ritenga che le modifiche apportate dal nuovo codice alla disciplina dell’accordo quadro abbiano l’effetto di estenderne l’ambito di applicazione alla manutenzione straordinaria ed ai lavori, restano fermi gli obblighi di progettazione previsti dallo stesso codice».

Tutto parte dall’esame di un caso specifico, relativo al bando di manutenzione Anas della statale 131 “Carlo Felice” in Sardegna (di cui abbiamo più volte scritto, vedi qui) in merito alla quale Cantone si schiera a fianco di un coraggioso Direttore del Ministero delle infrastrutture (l’Arch. Ornella Segnalini, poi, stranamente, trasferita ad altro incarico) che aveva scoperchiato la maleodorante pentola.

Ma la censura dell’ANAC non può essere considerata soltanto una gratuita lezione di ripetizione per uno studente zoppicante; appena letto l’intervento di Cantone, si capisce bene che costituisce un vero e proprio “STOP” per gli accordi quadro “stile Anas”: questo istituto non potrà più essere utilizzato in modo distorto, la progettazione resta una fase imprescindibile di qualsiasi appalto di lavori e la normativa vigente non può essere elusa per esigenze ragionieristiche da tradurre in qualche slides colorata.

Compresa la sua effettiva portata, le reazioni scomposte si accavallano e le agenzie giornalistiche danno conto di interventi al limite del grottesco.

Non è molto edificante piagnucolare (come i fanciulli ai quali viene tolto un giocattolo preferito ma pericoloso) perché “l’interpretazione data dall’ANAC allo strumento dell’accordo quadro rischia di affossare il rilancio impresso dall’Anas alla manutenzione programmata”; ma davvero si vuol ammettere che senza l’abuso (e l’uso distorto) dell’accordo quadro non si è in grado di gestire una azienda come Anas e che non si possano “sistemare i ponti”?

Sembra offensivo affermare che “si tratta solo di una lettera” ed è imbarazzante lamentarsi giacché la stessa “impone anche per gli accordi quadro le regole generali del nuovo Codice appalti, e cioè l’obbligo di fare le progettazioni esecutive prima delle gare”. La colpa non è mica di Cantone e non c’è nessuna congiura, vi è soltanto una normativa chiara da rispettare che richiede un po’ di studio ed impegno.

Così come appare illogico (e, francamente, un po’ puerile) voler attendere “un chiarimento della politica”, quella stessa politica che ha puntato su un manager ritenuto capace di gestire una grande azienda e di risolvere i relativi problemi e che oggi dovrebbe cambiare le regole del gioco per consentire di continuare ad appaltare senza aver prima correttamente progettato. 

Ad ogni modo attenderemo che anche il Sen. Razzi, dopo aver risolto la crisi nordcoreana, fornisca il suo prezioso contributo per uscire da questa inesistente impasse.

A nostro modesto avviso, basterebbe, soltanto, mettersi seriamente al lavoro, tirare giù “la clèr” su questa triste vicenda ed evitare di ricorrere a trucchetti ed escamotage per, continuare, ad eludere i compiti propri di una seria stazione appaltante. In cent’anni di storia, l’ANAS ha realizzato e manutenuto migliaia di chilometri di strada con meno personale qualificato, nessuno strumento informatico e soprattutto senza l’accordo quadro.

Oggi, l’ANAS ha, alle proprie dipendenze, migliaia di ingegneri e geometri e non dovrebbe essere un problema replicare il solito progettino per una semplice pavimentazione stradale, per la posa in opera di un cartello stradale o ancora per il risanamento di un viadotto. Se così fosse, meno male che il Ponte sullo Stretto non sia mai partito…

In quale misteriosa attività è impegnata, oggi, questa immensa truppa di tecnici? Tanto più che (sempre grazie all’accordo quadro) sono stati, esternalizzati – con un costo aggiuntivo (inutile?) di milioni di euro per l’Erario – i servizi di progettazione e quelli di assistenza alla progettazione?

L’ANAS può anche contare su un esercito di legali ed amministrativi preparati, spesso molto preparati. Perché non avvantaggiarsi del loro sapere e della loro esperienza piuttosto che rischiare siffatte magre figure?

Suvvia, siamo seri.

La festa è finita, ci hanno provato ed è andata male. Molto male.

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