Il “faro” della Corte dei Conti sull’ANAS si è spento o non si è mai acceso?

Il nuovo Consiglio di Amministrazione ed il Ministro Toninelli cosa faranno per prendere le distanze dalla politica di assunzioni ed esodi dei dirigenti degli anni passati?

Circa due anni fa il blog Sassate.it (segui questo link per approfondire) diffuse la notizia di un’indagine preliminare aperta dalla Corte dei Conti a seguito della ricezione di una lettera anonima, asseritamente, arrivata “in via Baiamonti” su quanto stava succedendo nella nuova Anas targata Armani.

Non sappiamo se la presunta missiva fosse davvero arrivata nell’ufficio del Pubblico Ministero contabile né, tanto meno, se il contenuto delle pesanti denunce dell’anonimo estensore corrispondesse a verità ma, tenuto conto che non vi fu alcuna smentita dei dati e dei fatti ivi riportati, continuiamo a presumere che il fact checking giornalistico sia stato correttamente operato.

Attendemmo quindi gli esiti dell’indagine così come i successivi aggiornamenti da parte del blog autore dello scoop.

Fu però un’attesa vana, lunga ed inutile. I mesi si susseguirono, l’interesse giornalistico per il gestore delle strade statali si affievolì e rimanemmo soli a denunciare l’opaca ed illegittima politica degli appalti tutta imperniata sull’abuso e l’uso distorto dell’accordo quadro “stile ANAS” grazie al quale centinaia di milioni di euro sono stati assegnati, sotto gli occhi dell’ANAC e del Ministero, nella più assoluta indeterminatezza ed in contrasto con i principi cardine del nuovo Codice degli appalti: trasparenza e centralità del progetto.

Fino ad arrivare alle esplosive interrogazioni parlamentari presentate da un esercito di senatori della Repubblica ed all’apertura del vaso di Pandora delle attività estere di ANAS International, degli inspiegabili ed imbarazzanti accordi ‘ammazzaprocesso’ Dama Nera, delle cessioni di appalto e delle aggiudicazioni in favore di imprese indagate, dei minacciosi interrogatori e di tutti gli altri segreti goffamente tenuti nascosti che portarono al dimissionamento di chi venuto da Terna si è dimostrato capace di far rimpiangere tutti i suoi predecessori.

Sullo sfondo solo la montante delusione dei dipendenti ANAS che avevano ingenuamente dato credito al nuovo management allestito sulle rovine di un’indagine giudiziaria della Procura di Roma (forse) troppo frettolosamente conclusa ed i post ed i tweets sempre più critici ed inclementi anonimamente scritti, dietro fantasiosi pseudonimi, alla stessa stregua dei messaggi che affollano le toilette di un qualsiasi Autogrill.

Ma ritorniamo al punto iniziale.

Nell’articolo ricordato in premessa, si raccontava che molti dei dirigenti in servizio all’arrivo del dott. Armani erano stati incentivati all’esodo dietro corresponsione di laute prebende e questi erano gli esempi che venivano citati:

  • 1.000.000 euro a Leopoldo CONFORTI
  • 850.000 euro ad Alfredo BAJO
  • 800.000 euro a Carlo RANUCCI
  • 750.000 euro a Michele ADILETTA 
  • 700.000 euro a Fabrizio ROMOZZI
  • 700.000 euro a Pierluigi DE MARINIS
  • 550.000 euro a Bruno BRUNELLETTI
  • 500.000 euro a Loredana SCIUTO
  • 500.000 euro a Francesca MATTEI
  • 400.000 euro Carlo SILVESTRINI

A questi fortunatissimi soggetti poi si erano accodati tanti, tantissimi altri dirigenti che, con un assegno in tasca da più di 300.000 euro ciascuno avevano liberato la propria poltrona per far posto ad una serie di nuovi soggetti che – senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, spesso sprovvisti di esperienza in materia di gestione di infrastrutture stradali o, addirittura, privi di una qualsiasi laurea (anche solo triennale) – si accomodarono, inopinatamente, ai livelli più alti della piramide organizzativa.

E questo è il costo finale delle liquidazioni d’oro al 31.12.2016 (un importo sufficiente a pagare circa 17.000 mensilità di reddito di cittadinanza…):

Inutile anche il servizio-denuncia de Le Iene di Italia 1.

Nonostante l’imbarazzante balbettio di Armani che non seppe fornire spiegazioni coerenti con i suoi sbandierati pregevoli intenti moralizzatori ed un Delrio Ministro che promise accertamenti ed approfondimenti di cui non abbiamo saputo più nulla, tutto finì nel dimenticatoio.

E del fantomatico “faro accesso dalla Corte dei Conti” neppure un bagliore arrivò a rischiarare l’operato di chi piagnucolava di non potersi fidare di nessuno e che, poi, se n’è andato quando ormai nessuno ha più potuto fidarsi di lui: in primis il Governo che, anche di recente, ha promesso di voler rivoltare come un calzino Via Monzambano …!

Anzi, a leggere la “Relazione della Corte dei Conti sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di ANAS Spa” del 2016 (Determinazione del 9 novembre 2017 n. 98) tanto l’esodo milionario dei dirigenti pre-Armani quanto l’entrata in scena di quelli che sono stati soprannominati gli Armani Boys o Verdini Boys viene solo accennata e, comunque, trattata come un qualcosa di normale: “Il piano di esodo del personale dirigente (…) avviato da luglio 2015 si colloca nell’ambito di un processo di riorganizzazione che, secondo ANAS, dovrebbe assicurare una maggiore efficienza delle strutture aziendali. Per gli oneri relativi al finanziamento del piano di incentivazione all’esodo del personale dirigente è stata prevista la costituzione di un’apposita riserva, con vincolo di destinazione, pari a circa 15 milioni di euro”.  

Ebbene, non spetta a noi valutare se le nuove “risorse” abbiano realmente garantito quella sperata “maggiore efficienza delle strutture aziendali” (anche perché ormai, visto come sono andate a finire le cose, appare estremamente facile giungere ad un giudizio univoco), quello che invece ci interessa è che qualcuno si decida, finalmente, a spiegarci se tutte queste operazioni sul personale dirigente abbiano procurato un danno all’Erario o meno e secondo quali criteri di trasparenza, legalità e corretto agire della pubblica amministrazione siano state messe in campo.

Il nostro dubbio nasce, come sempre, dall’analisi dei documenti disponibili e, in questo caso, dalla lettura delle chiare previsioni del CCNL Dirigenti ANAS all’epoca vigente e, segnatamente, degli articoli 21 (Risoluzione del rapporto di lavoro), 22 (Risoluzione consensuale del. rapporto di lavoro) e 23 (Preavviso).

In base a tali disposizioni risulta evidente che le ipotesi che possono essersi verificate sono essenzialmente tre:

Ipotesi A (quella meno probabile) – Un gruppo enorme di dirigenti ANAS, dopo aver fatto di tutto per raggiungere i massimi livelli organizzativi e decisionali della Società pubblica e nel pieno della crisi occupazionale più devastante della storia italiana, avrebbe deciso autonomamente di rinunciare al proprio potere, retribuzioni d’oro, premi di produzioni svincolati da qualsiasi capacità professionale e fringe benefits di ogni genere e tipo (diretti ed indiretti …) per fare un salto nel vuoto del mercato del lavoro del mondo reale. Seppure ipotizzassimo tale risibile circostanza, il costo aziendale dell’esodo volontario sarebbe stato pari a zero in ragione del fatto che il contratto collettivo dirigenti impone solo l’obbligo di preavviso a carico del dirigente dimissionario (“3. Il dirigente dimissionario deve dare all’azienda un preavviso i cui termini saranno pari” a quattro mesi). Anzi, in caso di inosservanza dei termini suddetti‚ ANAS avrebbe avuto diritto al versamento da parte dei dimissionari inadempienti, per il periodo di mancato preavviso, di un’indennità pari alla retribuzione che i dirigenti avrebbero percepito durante il periodo di mancato preavviso.  

Ipotesi B (quella sicuramente non percorsa) – Armani arriva in ANAS, scoppiano le inchieste giudiziarie e decide di far piazza pulita di una parte della vecchia dirigenza, quella presumibilmente più inadeguata o chiacchierata o ingombrante. Si procede quindi alla risoluzione del contratto di lavoro a tempo indeterminato e, tenuto conto della volontà di non perdere tempo per il preavviso previsto (12 mesi), ANAS decide di farsi carico del costo dell’indennità sostitutiva di mancato preavviso pari a 12 mensilità. Tenuto conto che nessuno dei soggetti precitati (a quanto risulta) fu, in senso stretto, “licenziato” e che, tantomeno, nessuno di loro fece ricorso al Collegio Arbitrale (che a sua volta, con motivato giudizio, avrebbe potuto riconoscere che l’ipotetico licenziamento non fosse giustificato e, quindi, disporre a carico dell’azienda, il pagamento di un’indennità supplementare graduabile comunque non superiore al massimo di ulteriori 24 mensilità) è di tutta evidenza che i fortunati esodati (giova ripeterlo mai indicati, neppure dalla Corte dei Conti nella propria Relazione come licenziati) non avrebbero mai potuto portare a casa un assegno di quell’importo. In più, tale ipotesi sarebbe ancor più inspiegabile ed incoerente se analizzata, ad esempio, nei confronti del dirigente Michele Adiletta che ben avrebbe potuto essere nominato Amministratore Delegato di CAV senza essere “esodato”.

Ipotesi C (quella più verosimile) – Nel pieno della tempesta delle indagini giudiziarie (tanto nell’aria da essere addirittura attese come qualcuno, a denti stretti, avrebbe addirittura preannunciato) i conti sono stati frettolosamente regolati, per far posto a chi attendeva di entrare al civico 10 di Via Monzambano, in virtù di un misterioso piano d’esodo e secondo oscuri criteri molto più vantaggiosi per i dirigenti che per i funzionari e semplici dipendenti (com’è noto, per questi ultimi occorre una giusta causa e non è sufficiente il mero preavviso di qualche mese).

In tale ipotesi si sarà fatto necessariamente ricorso all’art.22 (Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro) secondo cui:

  • Al dirigente che intenda risolvere il rapporto di lavoro avendo raggiunto il massimo dell’anzianità contributiva, verrà corrisposto, quale incentivo all’esodo, un importo pari all’indennità sostitutiva del preavviso spettante in caso di licenziamento” ossia solo 12 mensilità.
  • e “Al dirigente che intenda risolvere il rapporto di lavoro non avendo raggiunto il massimo dell’anzianità contributiva, verrà corrisposto, quale incentivo all’esodo, un importo commisurato all’anzianità contributiva maturata” e, quindi, un importo inferiore alle 12 mensilità e, comunque, distante anni luce dalle cifre esposte solo negli assegni, straordinariamente, firmati da Gerry Scotti in quale puntata di “Chi vuol essere milionario?”.

Resta ignoto, quindi, il misterioso algoritmo matematico utilizzato per calcolare e corrispondere le astronomiche cifre riportate nella più volte citata relazione della Corte dei Conti così come ignote restano le verifiche di legittimità operate dal magistrato contabile delegato al controllo di ANAS Spa per accertare il corretto uso delle risorse erariali.

A tutto ciò, va poi aggiunto il fatto che questo piano di esodo – tanto più se oggetto di accordo ai sensi del precitato articolo 22 – ha riguardato solo una parte della ‘vecchia dirigenza’ e, stranamente, non anche tutti quelli coinvolti o lambiti dalle indagini che, a contraris, vennero mantenuti al proprio posto, come quelli citati negli interrogatori della Dama Nera, o semplicemente ricollocati, come quelli di Firenze. E se gli uni o gli altri (così come qualcuno degli ‘esodati’) si sentissero diffamati o lesi sarà sufficiente rileggere gli interrogatori resi dagli arrestati, gli atti e documenti che dimostrano quanto abbiamo appena detto o porre loro qualche precisa domanda su circostanze specifiche che li riguardano direttamente.

Questo è quanto. Anzi no. Questo è tanto quanto basta perché qualcuno al Governo, in Parlamento, alla Corte dei Conti, in qualche organo di polizia giudiziaria e (perché no?) nel nuovo Consiglio di Amministrazione o nel Collegio Sindacale di ANAS Spa si decida a fare chiarezza per accertare ogni eventuale responsabilità.

Non riteniamo, in alcun modo, che quanto sopra evidenziato possa ritenersi indice di pratiche volutamente scorrette e non nutriamo il benché minimo sospetto circa l’operato di funzionari, dirigenti ed amministratori di ANAS Spa che, al contrario (ne siamo fermamente convinti), avranno adottato ogni atto e/o provvedimento ispirandosi, sempre e comunque, al massimo ed effettivo rispetto dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento che sottendono l’agire della Pubblica Amministrazione.

AppaltiLeaks è da sempre garantista. Siamo pronti, infatti, a pubblicare atti, documenti e repliche del dott. Armani, dei consiglieri di amministrazione ANAS, dei membri del Collegio Sindacale e dei loro collaboratori dell’epoca per dar conto della piena correttezza e legittimità degli atti compiuti

E non ci interessano, in realtà, neppure gli eventuali profili penali dell’intera vicenda (che qualcuno, comunque, potrebbe prendere a spunto per più approfondite analisi al fine di escludere ogni eventuale ipotesi di abuso di ufficio che avrebbe, intenzionalmente, procurato indebiti vantaggi ad una pluralità di dirigenti pubblici). A volte il disprezzo con il quale si viene ricordati è molto più pesante di un arresto o di un processo subito ingiustamente.

Gradiremmo solo comprendere come tutto questo è stato reso possibile e, nell’eventualità di un probabile danno erariale, sapere che c’è (almeno oggi) qualcuno che non voglia deliberatamente perseverare nel contravvenire all’obbligo di denuncia alla Corte dei Conti dei fatti dannosi per l’Erario.

Tanto più che il soggetto tenuto alla denuncia del danno erariale non esaurisce il suo compito con la semplice segnalazione alla Procura contabile ma ha l’obbligo di porre in essere tutte le iniziative per eliminare o ridurre le conseguenze lesive del danno prodotto, così come di attivarsi per l’accertamento, in sede amministrativa, e per la rifusione del danno dal responsabile, e quindi, a titolo esemplificativo:

  • disporre – se ha il relativo potere – le necessarie indagini amministrative, anche in assenza di specifiche sollecitazioni da parte del P.M. contabile;
  • disporre la costituzione in mora del responsabile, come atto interruttivo della prescrizione
  • disporre, ancora, le iniziative cautelari amministrative per evitare la dispersione del patrimonio del danneggiante o per agevolare il recupero del credito risarcitorio.

Fiduciosi attendiamo.

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