ACaMIR (Regione Campania): appalto di manutenzione o campagna di assunzioni?

Brevi spunti di riflessione su due appalti multi-milionari di manutenzione. A leggere la documentazione sembra che i contratti potranno essere risolti per grave inadempimento se l’appaltatore assumerà un dirigente in meno dei 40 previsti e non se eviterà di chiudere, immediatamente, una pericolosissima buca più ampia di 1 mq …

 

Sull’appalto per la manutenzione integrata della rete stradale regionale la Regione Campania viola il Codice degli Appalti applicando un’evidente situazione di dumping contrattuale (…) La Regione Campania, applicando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, applica a questo appalto il contratto collettivo nazionale del lavoro per i servizi ambientali di pulizia in presenza di interventi con una chiara componente di lavorazioni edili chiedendo però l’apertura delle posizioni presso Inps, Inail e anche alla Cassa Edile, che non riconosce questa tipologia di contratto. (…) In questo modo saremmo di fronte ad un’evidente violazione del Codice degli Appalti, con chiari segni di dumping e di fuga dal contratto edile, con il risultato di ottenere un contratto meno oneroso per le aziende e meno vantaggioso per i lavoratori“.

Questa è la denuncia – rilanciata da Rassegna Sindacale (il più antico periodico sindacale italiano, fondato nel 1955 dalla segreteria della Cgil) – del segretario generale della Fillea Cgil Campania, Enzo Maio, in merito alla procedura di gara aperta da Palazzo Santa Lucia per risistemare i 1.422 chilometri ex Anas e di competenza regionale e i 6.113 chilometri in capo alle quattro province e alla città metropolitana di Napoli, per un importo di 60 milioni di euro, di cui 40 provenienti dai fondi della programmazione europea.

AppaltiLeaks (avendo, peraltro, assistito un gruppo d’imprese interessate, in un primo momento, a parteciparvi) ritiene che l’analisi della procedura di appalto in questione debba essere un po’ più ampia ed estesa al biennio 2018/2019.

Per meglio comprendere i contorni della vicenda occorre quindi, come sempre, analizzare tutta la documentazione esistente e comprendere quali siano gli effettivi bisogni che l’ACaMIR (l’Agenzia di supporto alla Regione, alle Province ed ai Comuni della Campania nella gestione del processo di pianificazione degli investimenti in infrastrutture, impianti e veicoli per il trasporto di persone e di merci) in qualità di stazione appaltante vuole soddisfare rivolgendosi al mercato.

Il tutto partendo dall’asserita “finalità occupazionale dell’appalto”, espressamente dichiarata dalla predetta Fillea Cgil “che, attraverso la clausola sociale, punta alla ricollocazione dei disoccupati di lunga durata e dei lavoratori del progetto Bros, ai quali destinati una fetta importante degli 854 posti previsti dal piano di manutenzione”.

Ebbene – mettendo in disparte le preoccupazioni sindacali circa le conseguenze e le ricadute su alcuni diritti fondamentali dei lavoratori (contrazione delle retribuzioni e delle contribuzioni, sicurezza e formazione) – riteniamo che sussistano una serie di profonde criticità di base che non possono essere sottaciute e che coinvolgono non solo la gara di appalto svoltasi nel 2018 ma anche quella appena avviata.

E sì, perché come è possibile leggere nel “Progetto redatto ai sensi dell’art. 23, commi 14 e 15, del DLgs 50/2016”, dello scorso 19 febbraio 2019, ACaMIR “ha programmato risorse per un importo fino a € 60.000.000,00 per l’attuazione dei primi 18 mesi del Piano triennale dei servizi di manutenzione delle strade regionali, riservandosi l’adozione di successivi provvedimenti di programmazione per la sua completa attuazione fino ad importo massimo di ulteriori 60.000.000,00”.

In attuazione di tale programmazione, è stata indetta ed espletata una prima gara di circa 50.000.000 di euro circa (suddivisa in cinque lotti e conclusasi, con la relativa aggiudicazione, in data 19.12.2018) alla quale, oggi, ne segue una seconda (per ulteriori 23.000.000 di euro) per “garantire gli obiettivi connessi alla efficace attuazione del Piano triennale dei servizi di manutenzione delle strade regionali e a soddisfare il pieno conseguimento dell’interesse pubblico” (etc. etc.).

La denominazione di entrambi gli affidamenti è il medesimo (“Servizio per la manutenzione integrata della rete stradale regionale, nell’ambito del Piano Triennale dei Servizi di manutenzione delle strade regionali di cui alla DGR 304/2018”) così come, pure, lo stesso oggetto dell’appalto.

In pratica, al di là di alcune lievi modifiche tra le due procedure (alla seconda, ad esempio, è stato riconosciuta la natura di appalto misto) si tratta di affidamenti attraverso i quali vengono esternalizzate una serie di attività quali:

  • il monitoraggio quotidiano, esclusi i giorni festivi (sic…!), delle condizioni della strada, con segnalazione delle situazioni di criticità dell’infrastruttura;
  • la pulizia della carreggiata stradale e delle aree scoperte di pertinenza, pavimentate o non, presenti a margine della strada e non affidate in concessione;
  • la manutenzione della segnaletica orizzontale esistente;
  • la manutenzione della segnaletica verticale e complementare esistente;
  • la manutenzione del confine di proprietà della strada;
  • la manutenzione della pavimentazione stradale, limitatamente alla chiusura temporanea d’emergenza, con conglomerato bituminoso a freddo, di buche della pavimentazione stradale,

Insomma, tutte le attività storicamente svolte dal personale dipendente di ANAS (cantonieri e sorveglianti), sulle stesse tratte stradali, prima che fossero ‘regionalizzate’ per effetto del devastante decentramento amministrativo voluto dalla Legge Bassanini di circa vent’anni fa.

Ciò premesso – non volendo qui porci la domanda su come siano state gestite, durante tutto questo tempo e senza tale onerosissimo aiuto esterno, tali arterie stradali – desideriamo, invece, soffermarci sui quadri economici di entrambe le procedure:

Appalto 2018

Appalto 2019

Come è possibile notare l’incidenza percentuale della “quota servizi” sull’importo complessivo a base di gara è pari all’86,15% per il 2018 ed al’88,15% per il corrente anno e tale quota è prevalentemente costituita dal costo del personale (complessivamente pari a circa 34.000.000 di euro) da sostenere per l’obbligatoria assunzione di 1.265 unità di personale (ivi compresi n. 40, immancabili, dirigenti…). Più qualche altro milione, qui e là, per l’affitto delle sedi necessarie …

Appalto 2018

Appalto 2019

Per la “quota lavori” (ossia per quanto necessita per manutenere, davvero, le arterie stradali e garantirne la sicurezza e fruibilità da parte dei cittadini) risultano, invece, stanziati poco più di 2.000.000 di euro sia nel primo appalto che nel secondo appalto ossia, poco meno, di quanto investito per il solo esercito di dirigenti dei quali, sembra, non si possa fare proprio a meno…

Ed a questo punto ci chiediamo:

  • l’architettura di questi appalti ha nulla a che vedere con la disciplina temporanea in materia di limiti al turn over, introdotta, per il triennio 2016-2018, dalla legge di bilancio 2016 (art. 1, comma 228, L. n. 208/2015) per gli enti locali e, quindi, anche per la Regione Campania?
  • vi sono ragioni economiche e giustificazioni legali che possano fugare ogni dubbio sul fatto che un tale modus operandi non sia stato, strumentalmente, congegnato per eludere il blocco delle assunzioni?
  • anche se, partire dall’anno 2019, la medesima Regione è tornata a poter assumere dipendenti a tempo indeterminato (sia pur nel tetto del 100% dei risparmi dei cessati dell’anno precedente, oltre alle capacità assunzionali non utilizzate del triennio precedente) l’ulteriore gara di quest’anno non rischia di ‘eludere’ di fatto i nuovi limiti entrati in vigore?
  • vi sono, anche qui, valide ragioni economiche e giustificazioni legali per fugare l’ulteriore dubbio che le assunzioni conseguenti al nuovo appalto siano state ipotizzate per non travalicare il limite delle assunzioni dirette possibili da parte dell’Ente regionale?
  • in sintesi, possiamo avere la ragionevole certezza che quadri economici così sbilanciati ad esclusivo favore delle assunzioni imposte agli aggiudicatari non rappresentino, nella sostanza, un’esternalizzazione delle assunzioni non praticabili all’interno della regione Campania?
  • una tale ingerenza (così spinta fino ad individuare il numero dei dirigenti da assumere) sull’autonomia organizzativa dell’appaltatore può ritenersi legittima sulla base dei consolidati principi che regolano il rapporto committente-esecutore e degli oneri contrattualmente assunti da quest’ultimo sulla base di meri capitolati prestazionali?
  • e da ultimo, ipotizzando profili di illiceità della causa dei contratti per la contrarietà alle sopra richiamate norme imperative in materia di limiti alle assunzioni per gli enti regionali, può escludersi qualsiasi ipotesi di nullità degli appalti in questione?

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