CAV Spa in Pedemontana Veneta? Vogliamo giocare al gioco delle tre carte…?

05 novembre 2017

AppaltiLeaks ha già avuto modo di interessarsi della Pedemontana Veneta (vedi qui e qui) ed oggi ritorna sull’argomento.

Lo scorso maggio erano stati, per l’ennesima volta, modificati i rapporti contrattuali tra concedente e concessionario ma, nonostante il lungo tempo trascorso, non si sa ancora nulla dell’emissione del maxi bond da 1,2 miliardi di euro da cui dipende il futuro stesso della Pedemontana Veneta. 

La politica regionale, alcuni pezzi di quella nazionale ed il concessionario SIS Scpa continuano ad affermare che, sì, l’operazione andrà in porto e che, tramite la Jp Morgan, si riusciranno a trovare gli investitori per finanziare la realizzazione di questa ormai imbarazzante opera pubblica.

Non sappiamo se ci sia, veramente, qualche pazzo sul mercato che possa investire i propri soldi in questa fallimentare operazione né, tantomeno, se grazie alle solite alchimie finanziarie questo immenso e rischiosissimo debito verrà nascosto nella pancia di qualche istituto di credito e sulle spalle di ignari risparmiatori. Le recenti esperienze del mondo bancario ci hanno insegnato, infatti, che lo scopriremo in un lontano futuro, quando la bomba innescata esploderà e ci sarà il solito rimpallo di responsabilità tra chi doveva controllare, vigilare, impedire che si andasse avanti e, come sempre, non l’ha fatto.

Quello che ci interessa, invece, è tornare su un’ipotesi che, silenziosamente, si sta nuovamente riaffacciando nel caso in cui il closing finanziario non dovesse arrivare nei termini e la Regione, obtorto collo, si vedesse costretta finalmente a “rescindere” il contratto.

Ebbene, leggendo i giornali e raccogliendo le confidenze di una nostra fonte molto (ma molto) ben informata, sembra che il percorso più probabile non sarebbe né quello di indire una nuova gara né quello di un riaffidamento a Salini Impregilo.

Sembra, infatti, che si opterebbe – in aperto contrasto con tutte le normative vigenti ed ai più elementari principi della normativa vigente – per l’affidamento “in house” alla CAV (CONCESSIONI AUTOSTRADALI VENETE spa): una società costituita da ANAS S.p.A. e Regione Veneto la cui “mission statutaria” è quella della “gestione del Passante di Mestre e delle tratte di competenza (A57-tangenziale di Mestre e raccordo Marco Polo)”.

Sì, è pur vero che questa società – amministrata dall’Ing. Michele Adiletta (ex direttore centrale di ANAS Spa di cui si è spesso occupato il sito l’Ultima Ribattuta) – potrebbe anche, a quanto pare, “recuperare risorse da destinare ad ulteriori investimenti di infrastrutture nel Veneto” ma non ci sembra (a leggere il suo statuto) che l’oggetto sociale possa essere interpretato estensivamente fino al punto di poter, di fatto, “dirottare” i proventi pubblici derivanti dalla gestione di CAV Spa per ovviare agli inadempimenti contrattuali di un concessionario privato (la SIS Scpa); inadempimenti che, tra l’altro, costituirebbero lo stesso presupposto amministrativo di una eventuale (e troppo a lungo ritardata) risoluzione contrattuale per la tutela degli interessi erariali.

Al momento, non sussiste alcun abuso e non è serio condividere (e, tanto meno, denunciare) alcun retroscena politico-affaristico che potrebbe spiegare una simile eventualità.

Quello che, invece, AppaltiLeaks vuol fare è, unicamente fornire un modesto contributo di discussione per evitare che l’eventuale “affidamento in-house” a Cav Spa possa tradursi in un misero “gioco delle tre carte”.

E per far questo occorre richiamare ancora una volta il vaticinante esposto dello scorso 24 gennaio (vedi testo integrale), della SICS Srl, originaria progettista della Pedemontana, che denunciò quanto segue “la Superstrada Pedemontana Veneta (S.P.V.) Spa affidò la materiale realizzazione dei lavori (non si comprende in che modo, per quale necessità o convenienza, secondo quale norma e per il tramite di quale procedura ad evidenza pubblica) al solo Consorzio Stabile S.I.S. Scpa; giova ricordarlo mandatario dell’originario raggruppamento temporaneo aggiudicatario. Nel rinviare ogni doveroso approfondimento circa la legittimità e la liceità di tale affidamento (apparentemente, non consentito dalla normativa vigente ed ingiustificato dalle necessità tecnico-esecutive della finanza di progetto), sembra possibile affermare che l’affidamento a cascata della realizzazione dell’opera ha, per un verso, adulterato la natura dell’originario affidatario dell’appalto bandito dalla Regione Veneto e, per altro verso, “messo in sicurezza” il diritto ad eseguire le lavorazioni che è stato inspiegabilmente trasferito nella sfera giuridica della sola SIS Scpa piuttosto che permanere in quella dell’ATI aggiudicataria (o al più dalla società di progetto SPV Spa). Tale traslazione (operata dopo appena una settimana dal subentro della società di progetto S.P.V. Spa all’atti aggiudicataria) non sembra irrilevante. Non è escluso, infatti, chesoprattutto nell’ipotesi di inadempimento della Società di progetto o di qualsivoglia sua incapacità a rispettare gli obblighi di finanziamento assunti in base alla convenzione e calibrati sulla base di un piano finanziario dallo stesso elaborato ed asseveratopur adottando (come preannunciano sempre più frequentemente gli organi di stampa) un provvedimento straordinario che comporti la sostituzione di S.P.V. Spa (o il subingresso di altri soggetti nella sua compagine azionaria), il contraente generale SIS Spa (ossia il principale soggetto responsabile di tali inadempimenti o incapacità finanziarie) mantenga il diritto alla sola esecuzione dei relativi lavori. E quindi agli enormi utili della commessa miliardaria ritraibili dai prezzi, dalle modalità esecutive e dalla clausole contrattuali di fatto concordate con se stessa. Acclarata, quindi l’impossibilità di interpretare (o peggio utilizzare) l’istituto della finanza di progetto e/o l’affidamento a contraente generale come pure modalità di deresponsabilizzazione della stazione appaltante, della struttura commissariale, della società di progetto (quale amministrazione aggiudicatrice) e del contraente generale, e per diluire doveri ed obblighi degli incaricati di funzioni pubbliche (responsabile del procedimento, responsabile dell’alta vigilanza, direttore dei lavori) e/o come uno strumento per poter attuare negozi in frode a alla legge, si espone quanto segue.

Insomma, accuse pesantissime che non solo avrebbero meritato adeguate indagini ed approfondimenti (ulteriori rispetto a quelli necessari per capire che fine abbiano fatto i milioni incassati per la progettazione dell’opera e mai incassati dalla denunciante SICS INGEGNERIA di Taranto) ma che, soprattutto, avrebbero dovuto imporre doverosi chiarimenti e contestazioni prima della nuova regolamentazione dei rapporti tra Regione Veneto e concessionario.

Ma niente di tutto ciò sembra essere avvenuto.

Ciò che vogliamo evidenziare (parafrasando l’esposto del progettista della Pedemontana Veneta) è che la sola idea di rescindere in danno la concessione, senza contestualmente risolvere il rapporto contrattuale tra concessionario e general contractor (in pratica due facce della stessa medaglia), potrebbe condurre all’imbarazzante ed illecita conseguenza di eliminare ogni rischio per il promotore di questo “project financing in salsa veneta” purtuttavia mantenendo immutati i profitti derivanti dalla sola realizzazione dei lavori.

Insomma, dimenticando tutta la manualistica sull’istituto in questione, l’ipotesi di un semplice affidamento in-house (senza che poi CAV Spa bandisca una nuova gara per affidare l’esecuzione dei lavori) condurrebbe ad una situazione in cui la CAV Spa altro non sarebbe che un semplice paravento per gli immutati interessi imprenditoriali della SIS Scpa; un po’ come consolidare la pubblicizzazione dei rischi dell’intervento ed i debiti dell’operazione e privatizzare gli enormi utili ritraibili dall’esecuzione dei relativi lavori…

Ed ancora più esplicitamente: se queste, in realtà, fossero le conseguenze dell’affidamento in-house, la SIS Scpa uscirebbe dalla porta (come società di progetto) e rientrerebbe dalla finestra (come contraente generale a valle della prima); o meglio, non abbandonerebbe mai il ricchissimo cantiere della Pedemontana veneta.

Siamo certi che CAV Spa e chi oggi l’amministra rifletteranno bene prima che questa “operazione” possa realizzarsi in concreto secondo questo schema ma, se così non fosse, siamo certi che la “vicenda Mose” retrocederà al secondo posto della classifica degli scandali veneti.

Speriamo, invece, che il “gioco delle tre carte” resti solo il frutto di cattivi pensieri e che alla fine la politica ed i responsabili delle società pubbliche e degli enti locali si determinino ad optare per le sole due alternative serie: quella di indire una nuova gara (che però rallenterebbe ulteriormente la realizzazione di quest’opera pubblica, senza la quale sembra che il nostro Paese non possa vivere) o quella del riaffidamento alla Salini Impregilo (un vero colosso imprenditoriale al quale, se vivessimo in un Paese normale, avrebbe dovuto essere affidata ab origine la commessa).

Per il momento, ci fermiamo qui ma continueremo ad osservare e valutare gli sviluppi della vicenda.

AppaltiLeaks è, ovviamente, a disposizione di chi volesse fornire un qualsiasi contributo informativo.

 

 

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