Ponti ANAS. Interrogazione parlamentare del M5S ‘contro’ ANSFISA. (ma non coglie il bersaglio)

Il 23 aprile scorso, l’On. Alessandro AMITRANO ha presentato, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, un’interrogazione a risposta scritta (la n. 4-05336), per sapere se quest’ultimo fosse a conoscenza dell’imbarazzante crollo di un ponte su una strada affidata alle “cure” di ANAS Spa.

Della paradossale vicenda ci siamo già occupati (vedi articoli “Sicurezza stradale. Il MIT censura duramente Simonini (AD di ANAS Spa)”“Ponti ANAS: se li conosci, li eviti”); la storia tutta italiana del collasso di un’intera opera d’arte annunciato anche dalle massaie dei paesini limitrofi ma totalmente ignorata dai tecnici ANAS, che invece misero nero su bianco “il viadotto non presenta al momento criticità tali da compromettere la sua funzionalità statica e sulla base di ciò non sono giustificati provvedimenti emergenziali per il viadotto stesso

L’intervento del Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati non può essere, di certo, licenziato come la semplice curiosità di un (sia pur autorevole) giovanissimo deputato circa le iniziative che il Ministro De Micheli “intenda intraprendere per garantire il monitoraggio delle infrastrutture”.

L’On. Amitrano non può non sapere, infatti, che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, da oltre una settimana, ha già fatto recapitare in via Monzambano una  durissima lettera di censura, contestando ad ANAS tutta una serie di omissioni proprio per quanto riguarda il monitoraggio e la messa in sicurezza di ponti e viadotti; inefficienze e gravi ritardi che, salvo prova contraria, sono le principali ragioni dell’essersi fatto crollare, sotto i piedi, un viadotto di trecentosettanta metri.

E, quindi, non avrebbe grande senso chiedere al Ministro De Micheli “se sia a conoscenza della situazione di cui in premessa” … 

Tanto più per il fatto che l’On. Amitrano è un giornalista (oltre che un riconosciuto enfant prodige del Movimento 5 Stelle) ed è, quindi, sicuramente capace di utilizzare tanto le parole quanto le tecniche parlamentari.

A ciò va aggiunto che l’intera cabina di comando di ANAS fu creata all’epoca del Ministro Toninelli che (come AppaltiLeaks sa bene) lasciò carta bianca all’AD Simonini per organizzare la propria squadra e che quest’ultimo, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte, chiamò, a fianco a sé, i manager più fidati o ritenuti più capaci (da lui e da qualche suo consigliere) di governare la più grande stazione appaltante del nostro Paese.

Da ultimo, occorre tener conto che l’On. Amitrano, per la sua appartenenza politica, conosce sicuramente bene quale sia la potenza esplosiva di un’interrogazione parlamentare grazie alla quale, proprio i pentastellati, riuscirono velocemente a liberare la poltrona che avrebbe, poi, occupato Simonini; bastò che Lannutti & Co. minacciassero di scoperchiare la pentola ANAS, che l’odore nauseabondo dell’allegra gestione di ANAS International, degli appalti a dir poco opachi e delle assunzioni chiacchierate inducessero Gianni Vittorio Armani, ex AD di ANAS, a fare i bagagli in tutta fretta.

E allora? 

Perché provocare una risposta ministeriale che non potrà non mettere ancora più in difficoltà l’ANAS costruita dallo stesso Movimento 5 Stelle?

Perché presentare un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al Ministro De Micheli e non fare, più velocemente, una telefonata al Vice Ministro del MIT, Giancarlo Cancelleri (che oltre ad essere del suo stesso partito ha, a quanto ci risulta, uno stretto rapporto istituzionale con qualche top manager della stessa ANAS)?

Forse non lo sapremo mai, ma – anche se siamo certi che Amitrano sia uno di quei politici che non si fanno strumentalizzare da lobbisti e faccendieri nella presentazione di proposte di legge, emendamenti o interrogazioni non possiamo non evidenziare che la sua attività parlamentare, sicuramente ispirata dalle più nobili intenzioni, si presta, in questo caso, ad essere male interpretata

Qualche malpensante potrebbe, ad esempio, intendere l’iniziativa del medesimo deputato come il goffo tentativo di distogliere l’attenzione dalle oggettive responsabilità di ANAS, questa ANAS, quale concessionario delle infrastrutture statali, e tirare in ballo l’ANSFISA, ossia l’Agenzia nazionale voluta, sempre dal Movimento 5 Stelle, dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova.

Quasi a voler pretendere che un ente, di fatto mai nato e con un organico di qualche decina di persone (ANSFISA), debba assumersi le colpe, tutte, della società pubblica che – nonostante settemila dipendenti, ramificazioni capillari sul territorio e abbondanza di risorse finanziarie – non riesce più a “gestire e manutenere la rete stradale e autostradale nazionale”, come prevede il suo statuto, tanto da farsi tirare le orecchie dal Ministero vigilante.   

Ma, vi è un’altro aspetto che il nostro ipotetico interprete in mala fede potrebbe cavalcare: l’on. Amitrano ha commesso un clamoroso errore.

L’ANSFISA, grazie ad un emendamento firmato dal relatore Laura Mantovani, sempre del M5S (poi approvato durante la discussione per la conversione del decreto legge n.104/2019 di riforma dei ministeri) ha, infatti, radicalmente mutato la sua funzione: oggi, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali NON deve più «garantire la sicurezza» di strade, autostrade e ferrovie MA soltanto promuovere «la vigilanza sulle condizioni di sicurezza» delle medesime infrastrutture.

Una modifica, non proprio di poco conto e che, stranamente, è sfuggita all’attenzione del deputato Amitrano che nella sua interrogazione fa riferimento alla versione iniziale dell’art. 12 del DL 109/2018 scrivendo testualmente: “… è stata istituita, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), voluta a seguito del crollo del Ponte Morandi a Genova, con il compito di garantire la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali, verificando direttamente la corretta organizzazione dei processi di manutenzione da parte dei gestori stradali e autostradali, coordinando l’attività ispettiva e di verifica a campione sulle infrastrutture, nonché obbligando i gestori a mettere in atto le necessarie misure di controllo del rischio in quanto responsabili dell’utilizzo sicuro delle infrastrutture”.

Ad ogni modo, perdonato l’errore commesso (sicuramente in buona fede) dal deputato, tentiamo di capire quali ulteriori considerazioni è possibile sviluppare partendo dalla sua interrogazione.

Alla luce delle notizie di stampa con le quali sono stati resi noti i nominativi degli indagati per il crollo del viadotto Albiano, permane la necessità di svolgere, parallelamente all’inchiesta della magistratura, una riflessione più ampia sulle competenze, le attività e le responsabilità delle Direzione Generale di ANAS Spa (e non di certo su quelle di ANSFISA, che come abbiamo dimostrato non c’entra nulla). 

Il pantano in cui ANAS sembra essersi arenata non consente di accodarsi ai cacciatori del ‘colpevole di turno’; è troppo semplice e riduttivo accusare solo il signor Marzi (autore dell’improvvida lettera indirizzata alla Comune di Aulla e alla Provincia di Massa Carrara che abbiamo pubblicato la volta scorsa) o gli altri responsabili della sede toscana (che l’hanno preceduto o succeduto); chi conosce le dinamiche di ANAS non può fingere di non sapere che ogni singola decisione a livello territoriale viene assunta solo su impulso o previo assenso della Direzione centrale competente.

Il monitoraggio delle opere di ponti e viadotti – per il quale si è già speso una montagna di soldi pubblici senza sapere quale sistema privilegiare e come interpretare utilmente i dati forniti dalla miriade di software, inclinometri, accelerometri, fibre ottiche etc. installati o da installare – è intimamente legato alla programmazione ed alla progettazione degli interventi manutentivi necessari per porre rimedio al degrado strutturale delle infrastrutture gestite da ANAS.

Sarebbe stato più opportuno, quindi, che l’On. Amitrano chiedesse di conoscere quale sia le strategia generale di azione delineata dall’AD di ANAS e dalla sua Direzione Progettazione e Realizzazione Lavori di ANAS Spa (a capo della quale Simonini ha voluto l’ing. Dino Vurro) e quali direttive siano state, da quest’ultima, impartite ed attuate per il monitoraggio e la corretta progettazione dei lavori di manutenzione dei ponti e viadotti esistenti su tutto il territorio nazionale. E visto quel che è successo in Lunigiana, avrebbe pure potuto cercare di capire se la più importante direzione centrale di ANAS fosse, anch’essa, convinta che l’intero viadotto non presentasse – prima del crollo –  alcuna “criticità tale da compromettere la sua funzionalità statica” e, in caso contrario, perché non sia intervenuta su suoi sottoposti, costringendoli a fare gli ingegneri.     

Sicuramente è stato un altro, piccolo, errore dell’On. Amitrano (che, probabilmente, non conosce la struttura organizzativa interna di ANAS Spa o ha ritenuto che l’ANSFISA avesse preso il suo posto) ma sarebbe stato utile avesse interrogato il Ministro su come sia potuto accadere che la Direzione Generale non fosse a conoscenza della situazione e perché, in caso contrario, non sia intervenuta per impedire il crollo di un viadotto traballante e crepato in più punti

Tanto più quando al suo vertice è stato preposto un tecnico, da sempre, attento e sensibile alla necessità di un monitoraggio costante dei ponti e viadotti (come ebbe ad illustrare nell’incontro n. 6 del 20 settembre 2018, presso la sede del Consiglio regionale della Lombardia quando spiegò le metodologie e la ricorrenza delle ispezioni: “Facciamo un controllo trimestrale. È un controllo visivo e ovviamente strumentale, se c’è del calcestruzzo basta dargli il colpo. C’è un controllo.“) e talmente esperto da essere chiamato come relatore ANAS ad un importantissimo convegno organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino e dal Centro per la Sicurezza di Infrastrutture e Costruzioni del Politecnico di Torino. 

Un convegno che ha avuto, come recitava il volantino, una valenza internazionale e nel corso del quale il ‘braccio destro’ di Simonini ha potuto catturare l’attenzione dei partecipanti con un intervento, proprio, sui “Sistemi integrati di monitoraggio delle opere d’arte”.

Speriamo non gli stessi applicati per controllare lo stato di salute del ponte crollato pochi mesi dopo…

 

p.s. In un recente comunicato stampa, ANAS afferma che “Attraverso accordi quadro già stipulati in precedenza, Anas ha già individuato le imprese e le società che saranno impegnate con la realizzazione del ponte provvisorio, senza necessità di specifiche procedure di gara e, quindi, con un notevole risparmio di tempo” e che “La soluzione progettuale prevede la realizzazione di un guado in rilevato con tombini tipo “Armco” per una lunghezza di 100 metri circa, seguito da un ponte prefabbricato in acciaio tipo “Bailey” per circa 150 metri di lunghezza, sorretto da due spalle e due pile provvisorie“.

Ad AppaltiLeaks risulta, tuttavia, che tutti “gli accordi quadro già stipulati in precedenza” siano stati banditi per la sola manutenzione ordinaria e straordinaria di ponti e viadotti e mai per la realizzazione di nuove opere d’arte e/o per il noleggio (o la fornitura e posa in opera) di “ponti prefabbricati in acciaio.

Ovviamente, di tali affidamenti nessuna notizia o informazione è reperibile nella sezione ‘trasparenza’ di ANAS Spa …

Mistero su chi siano le imprese o le società che saranno impegnate nella realizzazione del ponte provvisorio e mistero ancora più fitto su quali siano state le procedure ad evidenza pubblica seguite per la loro individuazione …

Ma comunque, se tutto questo fosse confermato, ANAC riterrà legittima questa scelta? Concorda sul fatto che possa essere completamente stravolto l’oggetto di un accordo quadro? Farà sentire la propria voce ricordando quanto statuito nel famoso Parere n. 483 del 27 settembre 2017

Ritorneremo presto sull’argomento, molto presto. Nel frattempo stiamo a vedere cosa succede.

 

 

AppaltiLeaks® – Riproduzione riservata – 26 aprile 2020

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