ANAS. Suggerimento (non richiesto) a Paolo Veneri, Direttore Appalti della nuova ANAS.

La trasparenza rappresenta il vero presidio contro la corruzione, la luce è il più importante disinfettante che esista” (Raffaele Cantone – Presidente ANAC).

 

Pregiatissimo Direttore,

innanzi tutto, desideriamo complimentarci per la recente nomina che Le ha affidato le redini  di uno dei settori nevralgici di ANAS Spa: la Direzione “Gare e contratti” (o “Appalti e acquisti”, come si è voluto ribattezzarla nell’era tragicamente conclusasi sotto il peso indimenticabile di imbarazzanti interrogazioni parlamentari).  

E con l’occasione Le auguriamo un sincero “in bocca al lupo” per il lavoro che l’attende: un impegno gravoso che dovrà assicurare l’espletamento delle gare di appalto per un enorme piano di investimenti ma, ancora prima, la ristrutturazione profonda della struttura alla quale è stato preposto, la correzione di prassi illegittime e l’eliminazione dei comportamenti censurati perfino da una moltitudine di senatori della Repubblica e dal Ministero vigilante.

L’accentramento in Direzione Generale di tutte le procedure, la messa in disparte di dirigenti e funzionari preparati, esperti ed onesti, l’esclusione delle micro, piccole e medie imprese, l’indeterminatezza degli appalti, gli ‘inviti’ a non fare ricorso, l’insofferenza al dissenso e le mille altre illegittimità delle procedure di gara che abbiamo segnalato sono lì che aspettano che Lei (forte della determinazione del nuovo management di ANAS) trovi le soluzioni organizzative e gestionali (prima ancora di quelle giuridiche ed amministrative) per mettere la parola fine ad un triennio archiviato nel peggiore dei modi.   

L’idea di creare AppaltiLeaks è probabilmente nata, a livello embrionale, nel momento stesso della prima lettura della bozza del Codice dei contratti pubblici, poi entrato in vigore grazie al Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50; un provvedimento legislativo che (come abbiamo sempre affermato) si è rivelato il peggior testo normativo mai varato per regolare questa materia.

Tuttavia la decisione, vera e propria, di dar vita al nostro blog è stata assunta in occasione di una cena, subito dopo aver ascoltato un’intervista televisiva al Presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, nel corso della quale riaffermava la centralità della trasparenza quale elemento imprescindibile per la lotta alla corruzione. E ancora oggi capita spesso di richiamare, nei nostri articoli, le sue parole:

[highlights]La trasparenza rappresenta il vero presidio contro la corruzione, la luce è il più importante disinfettante che esista. È impensabile che vi sia un controllore per ogni appalto e la partecipazione dei cittadini rappresenta il vero argine alla corruzione, perché il controllo più autentico è quello esercitato dall’opinione pubblica. Abituiamoci a pensare che la lotta alla corruzione è la lotta dei cittadini che vogliono liberarsi di un cancro”.[/highlights]

Parole sacrosante che dovrebbero sollecitare ciascuno ad apportare il proprio contributo. 

Ed è per questo motivo che alcuni amici, presenti a quella cena e coinvolti a vario titolo dal mondo degli appalti (ingegneri, architetti, avvocati e imprenditori), accomunati da una profonda conoscenza di come funzionano tutte (sì, tutte) le stazioni appaltanti, si sono chiesti se non fosse il caso di creare qualcosa di totalmente diverso da tutti gli altri siti specializzati che circolano on-line e di porre le basi per una rete di professionisti che potesse contribuire a mettere in pratica le parole di Cantone.

Abbiamo attraversato periodi di difficoltà e ci siamo interrogati spesso sull’effettiva utilità della nostra iniziativa: come quando, in un famoso furionda carpito da un giornalista delle Iene, lo stesso Cantone si lasciò scappare una drammatica frase disvelando il proprio pensiero sulla possibilità di cambiamento dell’ANAS.

Ma, poi, abbiamo deciso di continuare per dar voce alle quotidiane segnalazioni che provengono da Via Monzambano, dai  Compartimenti e da tante, tante imprese. 

Gli appalti pubblici continuano a essere, in Italia, oggetto di frequenti contestazioni dei cittadini e di ricorrenti indagini da parte della magistratura penale.

Le inchieste giornalistiche vengono, quasi sempre, svolte a seguito degli arresti e risentono, inevitabilmente, della ricostruzione parziale che gli investigatori hanno spesso troppo frettolosamente chiuso oltre che della difficoltà a leggere tali accadimenti nella loro globalità.

Al contorno di tutto questo vi è poi, a nostro avviso, un atteggiamento ipocrita, molto diffuso in Italia, grazie al quale si giudica il singolo soggetto coinvolto da una specifica inchiesta per tentare di autoassolversi; un riflesso forse inconscio per i piccoli e i grandi peccati che connotano l’agire quotidiano di chi esprime tale giudizio.

Ecco. L’ANAS in questi ultimi anni ha dimostrato appieno di essere lo specchio dello stesso Paese.

Non per altro l’inimmaginabile accordo con la cd. ”Dama Nera” (sottoscritto da chi l’aveva licenziata e che poi ne ha, di fatto, agevolato il patteggiamento) e le diverse sorti di dipendenti coinvolti nella medesima inchiesta hanno lasciato sul tavolo una serie di interrogativi su quali fossero i veri contorni della vicenda giudiziaria e quale l’indefinito perimetro dei corresponsabili.

Così come le assunzioni di amici e raccomandati senza concorso, le nomine dirigenziali a soggetti privi perfino del diploma di laurea, gli incarichi di consulenza attribuiti secondo logiche clientelari, i bandi e disciplinari pieni di strafalcioni, errori marchiani e refusi, le cessioni di appalto tra imprese indagate nella stessa inchiesta Dama Nera grazie a presunti rami d’azienda che sono passati di mano, le progettazioni inesistenti o carenti e, novità degli ultimi anni, l’uso e l’abuso dell’istituto dell’accordo quadro “all’italiana” hanno costituito, a grandi linee, la triste e pesante eredità che la ‘nuova’ ANAS oggi si trova ad affrontare.

Ad AppaltiLeaks non importa dare notizia di questa o quella sentenza appena depositata dal TAR o dal Consiglio di Stato, così come dell’imminente scadenza dell’ultimo bando pubblicato da una stazione appaltante o dell’emanazione di nuovo provvedimento normativo. Ci sono, come abbiamo detto, tanti siti specializzati che, già, offrono molto bene questo servizio.

Quello che AppaltiLeaks cerca di fare, invece, è di leggere in controluce quella stessa sentenza, quel bando o quel provvedimento per capire quali siano state le criticità che li hanno determinati o (cosa peggiore) quelle che si produrranno a causa loro.

Tentiamo di soddisfare, nel nostro piccolo, la sete di partecipazione dei cittadini e delle imprese, nella profonda convinzione che la “partecipazione” è anche e soprattutto la necessità di superare l’opacità amministrativa che ha avvolto, mai come prima, l’attività di acquisizione di lavori, beni e servizi da parte, anche, di ANAS Spa.

Nei nostri articoli, abbiamo più volte denunciato l’assoluta mancanza di trasparenza negli appalti pubblici nonostante i buoni propositi dell’ANAC ed il chiaro dettato normativo dell’art. 29 del Codice (sul cui rispetto la stessa ANAC dovrebbe vigilare).

Abbiamo, perfino, fatto più volte ricorso a Twitter denunciando il reiterato e ingiustificabile comportamento contrario alle più elementari norme di pubblicità di chi era incaricato di funzioni di pubblico servizio.

E, salvo una promessa mai mantenuta, non abbiamo mai avuto alcun riscontro; tutto è proseguito allo stesso modo.Qualcuno ha fatto spallucce ed altri, come ci hanno raccontato, ci hanno perfino deriso e sbeffeggiato, perseverando nella propria tracotante determinazione di non far conoscere nulla delle procedure di appalto che gestiva insieme ad un manipolo di fedeli collaboratori.

Non sono pettegolezzi o accuse infamanti. L’incontestabile realtà è sotto gli occhi di tutti.

È sufficiente, infatti, che Lei acceda al sito istituzionale di ANAS per verificare come le poche e scarse informazioni riguardanti i singoli appalti siano, sapientemente, occultate nelle pieghe del sito medesimo e che, anche a distanza di anni, non sia dato conoscere neppure chi abbia vinto un appalto di centinaia di milioni. Ed usiamo volutamente il verbo ‘vincere’, quasi si tratti di una lotteria, perché il sistema di aggiudicazione, l’attribuzione dei punteggi e le valutazioni di anomalia hanno avuto, fino ad oggi, ben poco a che vedere con la fisiologica gestione degli appalti pubblici e contorni meno chiari di appalti africani o dell’est Europa.

Inoltre, cosa ancora più grave, non è possibile reperire “tutti gli atti” di cui al predetto art.29; ad esempio, è impossibile visionare ed ottenere copia immediata e telematica di verbali delle sedute pubbliche, dei verbali delle sedute riservate, delle carte di lavoro della commissione, dei documenti relativi al soccorso istruttorio, degli atti formali di esclusione ed ammissione, degli atti relativi alla procedura di verifica delle offerte anomale, dei ricorsi amministrativi e delle relative sentenze della magistratura, delle contabilità dei lavori, dei collaudi, etc.

Tutte cose che secondo la Legge dovrebbero essere a portata di click.

E tutto questo, incredibilmente, anche dopo che non vi sia più alcuna ragione di privacy, di tutela amministrativa e di riservatezza.

Insomma un’opacità amministrativa talmente densa e inaccessibile da poter essere paragonata al segreto militare che avvolge la famosa ‘Area 51’.

Chissà perché mai …

L’assenza di trasparenza è stata, poi, aggravata dall’abuso e dall’uso distorto dell’istituto dell’accordo quadro. L’incapacità (o la voluta predeterminazione) di garantire i livelli di progettazione previsti dalla norma ha debordato nell’assenza assoluta della stessa progettazione. Chi l’ha preceduta ha, negli ultimi tre anni, fatto ricorso all’accordo quadro per bandire, espletare ed aggiudicare centinaia di milioni di euro sulla base di appalti assolutamente indeterminati (e, quindi, nulli) che hanno avvantaggiato (spesso ripetutamente, a quanto si racconta) pochissimi imprenditori e penalizzato la stragrande maggioranza degli operatori economici.

L’ANAC (presieduta dallo stesso Cantone di cui abbiamo ricordato le parole sulla trasparenza) ha inspiegabilmente continuato a tollerare questa situazione senza esercitare – come avrebbe potuto/dovuto fare – i poteri previsti dall’art. 211, comma 1-bis, del Codice.

In un solo caso, obbligata da una richiesta di parere del MIT, la stessa ANAC è stata costretta ad esprimersi sulla questione ammettendo che l’accordo quadro non può prescindere da una progettazione esecutiva soprattutto quando si tratti di nuove opere e di manutenzione straordinaria (Delibera n. 483 del 23 Maggio 2018).

Ma, poi, tutto è finito nel dimenticatoio: le imprese hanno continuato ad essere incessantemente sollecitate alla presentazione di offerte ‘al buio’ ed altre centinaia di milioni di euro hanno continuano a essere regalati secondo lo stesso modus operandi…

E tutto ciò ha determinato un’inesorabile e progressiva restrizione della concorrenza, la totale esclusione dalla partecipazione delle micro imprese, piccole e medie imprese ed un pericoloso ispessimento dell’opacità amministrativa che, ormai, è meglio dimenticare che tentare di indagare.

Ecco quello che troverà, Direttore, sulla sua nuova scrivania quando la prossima settimana ne entrerà in possesso.

Tutti questi problemi, anche se non materializzati in documenti e scartoffie, sono lì che attendono chi li risolva.

E Lei, con una nuova squadra, potrà (se vorrà) farlo garantendo la cosa più importante: la massima trasparenza.

Porti la luce della trasparenza dove le tenebre hanno, troppo a lungo, regnato.

Tutto il resto verrà da sé.

Buon lavoro.

AppaltiLeaks

14 marzo 2019

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