Il Giudice Mezzera vuole sapere cosa è stato fatto e cosa si farà nei confronti dei responsabili dell’ingentissimo danno erariale
Lo scorso 18 settembre, il Commissario Marco Corsini, accompagnato dall’Ing. Elisabetta Pellegrini, ha risposto alle domande della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati i cui membri non sembrano aver brillato per l’incisività e la correttezza dei quesiti posti (seguire questo link per vedere la registrazione integrale dell’evento).
Un’audizione che è apparsa inaspettatamente frettolosa, autocelebrativa ed ottimistica sui risultati raggiunti grazie al Terzo Atto convenzionale di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli.
A sentire il Commissario, il concessionario avrebbe ingoiato una serie di condizioni a suo danno ed il popolo veneto (oltre quello italiano) dovrebbe essere quasi grato a chi ha ritenuto di non dover seguire, forse più opportunamente (se non doverosamente), la strada della risoluzione in danno (che, come è noto, non ha nulla a che vedere con la revoca troppo frettolosamente confusa o fraintesa con l’altro istituto). Ma anche su questo punto il Commissario si è detto confortato da una serie di autorevolissimi pareri legali.
Tuttavia, alcune certezze l’audizione le ha fornite:
- nessuna domanda su che fine abbiano fatto i soldi reclamati dal progettista SICS Ingegneria;
- nessuna domanda su cosa abbia fatto il Commissario relativamente all’esposto del medesimo progettista SICS Ingegneria.
- nessuna domanda sulla regolarità della nomina del Direttore dei Lavori (Adriano Turso) e sulle verifiche espletate per accertare l’effettivo possesso dei relativi requisiti di qualificazione alla data della stessa nomina;
- nessuna domanda sulla IGO Srl e la SIPAL Srl per sapere quali verifiche siano state espletate per accertare il possesso dei requisiti necessari per progettare lavori di questa dimensione e complessità;
- nessuna domanda per capire se l’affidamento dei servizi di progettazione siano stati stati affidati secondo una procedura ad evidenza pubblica (il che non avrebbe stonato considerati gli enormi contributi pubblici Messi a disposizione dallo Stato e dal Concedente).
- e, ovviamente, nessuna domanda sul contratto di affidamento a contraente generale stipulato tra la SIS (nella sua veste di concessionario) e la medesima SIS (questa volta come General contractor).
Speriamo che, prima o poi, il Commissario Corsini trovi il tempo e il modo per rispondere a queste semplici domande così come auspichiamo che il Ministro delle Infrastrutture ed il Presidente della Regione dispongano, al più presto, la pubblicazione dei relativi atti.
Se tutto è regolare, se si vuole essere trasparenti, se si vuole rispettare l’art.29 del Codice degli appalti perché non pubblicare qualche documento?
Anche per capire meglio le affermazioni del Commissario, tecnico di grande esperienza, che ha ribadito, tra le varie cose, che in base all’ultima convenzione sottoscritta, alla scadenza dei 39 anni di concessione – a fronte di un costo di costruzione di circa 2,2 miliardi – i costi di gestione della Pedemontana graveranno sulla Regione per oltre 12,1 miliardi per soli 94 chilometri!
Incredibile, ma è proprio così: il Commissario ha affermato che si spenderà 6 volte in più per gestire la Pedemontana che per realizzarla…! Per costruire un km di Pedemontana occorrono, quindi, ‘solo’ 23,5 milioni di euro mentre per gestirla (appena fatta e collaudata) ne servono ben 129 milioni per ognuno dei settantanove aperti al traffico. Davvero una novità nel mondo del project financing.
Ad ogni modo, la Corte dei Conti è ritornata nei giorni scorsi alla carica e con una lettera (datata 05 ottobre 2018) indirizzata a ben 44 destinatari ed ha, invece, ‘urlato’ il permanere di profonde ed inspiegate criticità:
- “le modifiche del rapporto concessorio, incidendo su elementi essenziali della Convenzione, appaiono problematiche in relazione alle regole europee sulla concorrenza” (cioè vìolano drammaticamente il diritto comunitario);
- “a fronte di un costo dell’opera che, attualmente, è previsto inferiore a 3 miliardi, con il nuovo assetto convenzionale, la Regione Veneto dichiara che l”esborso nei confronti del privato sarà pari a oltre 12 miliardi; tale risultato – a dire dell’amministrazione – è ritenuto tuttavia positivo rispetto alle assai più sfavorevoli condizioni che la finanza pubblica avrebbe dovuto sopportare in vigenza delle precedenti clausole convenzionali”;
- “la realizzabilità di molte strutture viarie, funzionalmente connesse alla realizzazione dell’opera, rimane ancora condizionata alla possibilità di ulteriori finanziamenti”;
- e, soprattutto, che “dal terzo atto aggiuntivo alla convenzione risulta evidente la traslazione del rischio di mercato sul concedente”.
Insomma, un project financing da manuale che dovrebbe essere studiato all’università o in un apposito convegno internazionale per capire come funziona il partenariato pubblico-privato in Italia e, soprattutto, nella Regione Veneto (la stessa del Mose).
E forse, proprio per questo motivo, il Giudice Mezzera ha chiesto di “riferire sulle iniziative intraprese o che si intendono intraprendere nei confronti dei responsabili del precedente assetto convenzionale produttivo di tale ingentissimo aggravio aggravio economico carico delle finanze pubbliche”.
Sarà interessante sapere che risposta verrà fornita soprattutto a quest’ultima domanda, che non è stata (neppure questa) purtroppo posta dagli autorevoli membri della Commissione Ambiente.
Alla prossima.