“Circa 30 miliardi annui, a regime, dalla spending review”. Questa è una delle coperture con cui il Movimento 5 Stelle ha proposto di finanziare il proprio programma in 20 punti per la qualità della vita degli italiani con l’obiettivo, già dichiarato, di ridurre del 40% il debito/Pil in 10 anni.
Ma, si sa, ogni estate il consiglio è sempre lo stesso: bere tanta acqua e mangiare frutta e verdura! Quando la temperatura e l’umidità dell’aria aumentano, le capacità dell’organismo di raffreddarsi diminuiscono considerevolmente, aumentano traspirazione e sudorazione e si incorre nel pericolo maggiore: la disidratazione del funzionario pubblico! Bere molto e spesso, almeno 2 litri di acqua al giorno, anche quando non si ha sete, evitando bibite gassate, zuccherate e ghiacciate. La bevanda migliore è sempre l’acqua, a temperatura ambiente o fresca…
Per entrambi questi motivi, ci è stato segnalato un “Avviso di indagine di mercato per manifestazione d’interesse” (Vai al Portale Acquisti) pubblicato dall’ANAS. Il termine previsto per la presentazione delle domande scadrà il prossimo 2 agosto 2018 e l’importo a base di gara è di ben € 170.088,00 compreso il periodo di rinnovo (vuoi mai che si resti senz’acqua…) di ulteriori dodici mesi.
L’oggetto dell’appalto è quello della “Fornitura di acqua naturale-oligominerale mediante erogatori a colonna o assimilabili”; sì, acqua oligominerale che, a differenza di quelle minerali, è quell’acqua che gli esperti consigliano di bere per almeno due litri al giorno, che mantiene attivo il metabolismo e che, grazie alla ridotta percentuale di “residuo fisso”, è utile per il funzionamento di tutti quei processi fisiologici che richiedono l’uso di acqua da parte del corpo.
Per carità, desideriamo precisarlo da subito, non riteniamo, in alcun modo, che quanto di seguito evidenziato possa ritenersi indice di pratiche volutamente scorrette e non nutriamo il benché minimo sospetto circa l’operato di funzionari e dirigenti della stazione appaltante che, al contrario (ne siamo fermamente convinti) avranno adottato ogni atto e/o provvedimento ispirandosi, sempre e comunque, al massimo ed effettivo rispetto dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento che sottendono l’agire della Pubblica Amministrazione.
Ma è pure vero che, nell’epoca del “Governo del cambiamento”, questo appalto si presta ad essere avvertito, quantomeno, come inopportuno ed incomprensibile; tanto più che, per la prima volta, si stanno attuando una serie di provvedimenti volti alla rimozione dei “privilegi” come le indennità parlamentari e si intende procedere ad un’attenta analisi dei costi-benefici attualizzata di ogni spesa programmata.
E, ciò, tanto più che, già da molti anni ed in tutta Italia, altre amministrazioni pubbliche hanno rivisto la propria politica gestionale tagliando una serie di spese superflue ed intraprendendo un strada di maggior rigore ed oculatezza per un’ottimale e saggia riallocazione delle, sempre minori, disponibilità finanziarie.
Sin nel 2012, ad esempio, la Direzione dell’Area Gestione del Patrimonio dell’ASL di Taranto stabilì che, per dissetarsi, i dipendenti delle proprie sedi e dei vari presìdi avrebbero dovuto fare a meno degli erogatori d’acqua con relativi boccioni (proprio quelli dell’appalto che ci è stato segnalato) ed optare per l’acqua del rubinetto o, in alternativa, acquistarla nei supermercati, al bar o ai distributori automatici.
E così, pure, l’Ospedale Santa Marta di Rivolta d’Adda e Ospedale Maggiore di Crema che decisero di non distribuire più gratis l’acqua minerale a pranzo e cena; perfino i pazienti, infatti, devono acquistare le bottigliette ai distributori automatici del nosocomio al costo contenuto di 40 centesimi l’una. O, ancora, il Comune di Milano (e tanti altri lungo tutta la Penisola) che, nel 2013, tagliò il rifornimento di bottigliette d’acqua ai consiglieri comunali per l’importo di 3mila euro l’anno.
Per non parlare di Trenitalia, appartenente (anche se non si sa ancora per quanto) allo stesso Gruppo societario di ANAS Spa, che non offre neppure un mezzo bicchiere d’acqua ai clienti (paganti) viaggianti nella classe economica dei Frecciarossa; neppure quando il treno ritarda o l’aria condizionata non funziona.
Attenzione a non fare confusione però, per valutare bene il perimetro di opportunità della ‘procedura negoziata’ di cui parliamo occorre fare alcune precisazioni:
- i centosettantamila euro (circa 330 milioni delle vecchie lire) saranno spesi per installare gli erogatori di acqua minerale nella sola sede della Direzione Generale nella quale (provare per credere) non è ammesso l’accesso al pubblico se non previo appuntamento e con scorta/accompagnamento fisico fin dentro la stanza del funzionario o dirigente che lo abbia concesso;
- al piano inferiore della Direzione di Via Monzambano pare che esista, da sempre, un elegante Bar, ampio e confortevole, capace di appagare ogni eventuale tipo di sete;
- il Commissario per la Spending Review, Carlo Cottarelli, nel mare magnum delle spese assurde di Palazzo Chigi individuò – per l’anno 2013 – contratti di fornitura in acqua minerale di ‘soli’ 20 mila euro e che, al confronto, sembrano davvero poca cosa;
- nell’importo a base di gara non sembrano essere incluse le ulteriori spese, laddove ve ne siano, per gli ‘approvvigionamenti idrici’ delle Segreterie dei singoli Direttori, Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale;
- la spesa che sarà sostenuta per l’acquisto degli erogatori non tiene conto del costo (aggiuntivo) dell’energia elettrica necessaria per il funzionamento degli stessi.
Va da sé che questa (enorme) spesa, qualora non fosse sostenuta, non penalizzerebbe né il “pubblico” (inesistente ed irrilevante) né i dipendenti stremati dalla sete (che, senza pesare sulle tasche dei cittadini, potrebbero agevolmente raggiungere i numerosi bagni che erogano acqua potabile o prendere l’apposito ascensore per recarsi senza troppi sforzi al Bar sottostante…).
Detto ciò, vogliamo tranquillizzare i nostri Lettori: AppaltiLeaks, con questo breve intervento, non vuole venir meno alla propria natura. Qui non si tratta di andare dietro ad un pettegolezzo o fare le pulci alla più grande stazione appaltante del Paese, analizzando una spesa infinitesimale dell’intero Bilancio societario.
E neppure di sindacare l’acquisto di una bottiglietta d’acqua o di una cialda di caffè da offrire gratuitamente nel corso di un consiglio di amministrazione o di una visita di rappresentanza. Ma è innegabile che, nel 2018, si fa veramente fatica a comprendere perchè questa enormità di denaro pubblico venga, poco miracolosamente, “trasformata in acqua” e non invece utilizzata per ristabilire la viabilità nelle aree terremotate, riparare le migliaia di buche disseminate qua e là o impiegata (se proprio superflua) in qualche ora di straordinario in più per combattere, ad esempio, l’abusivismo pubblicitario che impera da decenni sulle strade che furono della gloriosa A.N.A.S. di un tempo.
Chi ci segue sa bene che ci occupiamo di criticità ben più rilevanti e che, da oltre due anni, abbiamo segnalato all’ANAC i numerosissimi appalti multimiliardari affidati nella più assoluta indeterminatezza grazie all’uso distorto dell’accordo quadro all’italiana.
Quello che ci chiediamo è se, spendere centasettantamila euro per far abbeverare gratis non si capisce bene chi, sia in linea con le affermazioni del vicepremier Di Maio (“Meno spreco di denaro pubblico, meno spese inutili“) o coerente con lo “Stato Etico” evocato dal Ministro delle Infrastrutture.
Anche perché con quella stessa cifra, l’Erario potrebbe finanziare, ad esempio (e l’elenco potrebbe essere interminabile), l’acquisto di oltre:
- 2.500 carrozzine per disabili;
n. 650 letti ortopedici per anziani infermi;
- 200 defibrillatori di ultima generazione
- 800 corsi di inglese da 40 lezioni ognuno per gli stessi dipendenti;
- 80.000 risme di carta A4 forse più utili per un lavori ufficio;
- o riparare qualche buca in più
o assicurare un reddito di cittadinanza per un intero anno a più di diciassette persone che non solo non bevono acqua ‘oligominerale’ ma che hanno, sicuramente, difficoltà persino anche a pagare quella che sgorga dal rubinetto. E ce ne sono tante.
D’altro canto, come ha recentemente ricordato il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, “è la somma che fa il totale” anche se 170.000 (centosettantamila!) euro a qualcuno potrebbero sembrare pochi…