Gare, dopo l’inutile Circolare del Mit arriva il pericoloso “sopralluogo virtuale” del consorzio cilentano.

Con una circolare, la ministra De Micheli spiega gli effetti della sospensione dei termini del Dl Cura Italia sulle procedure d’appalto ma, in tutte le altre stazioni appaltanti, continua a regnare l’arbitrio ed il caos più totale.

Fioccano titoloni di giornale, si affollano tweet e post dei siti ‘specializzati’, tutti entusiasti dei chiarimenti ministeriali che dovrebbero rassicurare il mondo sterminato delle micro, piccole e medie imprese: “tranquilli, il Governo ha capito che siete nell’impossibilità di partecipare alle gare di appalto in scadenza e, quindi, i termini sono sospesi per 52 giorni“… 

E invece no, è tutta una bufala! Concessionarie autostradali, autorità portuali, consorzi di bonifica, Regioni, Province, Comuni, etc. continuano a fare spallucce e non ci pensano neppure a rinviare i termini di presentazione delle offerte; forse perché non si presentava, da molto tempo, un’occasione così ghiotta per avere meno partecipanti ed offrire maggiori chance a qualche imprenditore o cartello di imprese.

La sospensione generalizzata di tutti i termini vale solo per le procedure di affidamento di appalti o concessioni bandite da Ferrovie dello Stato, RFI, ANAS e dai dipartimenti ministeriali di infrastrutture e trasporti; tutti gli altri continueranno a decidere come meglio credono, senza che le imprese possano neppure invocare il provvedimento della De Micheli (che, dobbiamo riconoscerlo, ha cercato di ovviare per quanto possibile alle dimenticanze ed alle lacune dell’art. 103 del Decreto Legge 17 marzo 2020) o un chiarimento del premier Conte.  

Pare proprio che si abbiano a cuore solo le esigenze dei dipendenti pubblici, comodamente rilassati in uno ‘stressante’ smart-working all’italiana, ma non anche quelle del tessuto produttivo del nostro Paese, faticosamente impegnato in una vera e propria guerra di sopravvivenza.

Poco importa se Palazzo Chigi ha imposto una serrata a fornitori e consulenti, se i dipendenti sono in quarantena obbligata, se il testo delle autocertificazioni per raggiungere i cantieri muta più velocemente del coronavirus e se è impossibile muoversi sul territorio per effettuare sopralluoghi, verifiche e controlli per i progetti posti a base di gara: le imprese si arrangino come meglio possono, gli appalti non possono essere fermati! Così come non possono essere messi a rischio, probabilmente, i ricchi premi di produzione spettanti ai dirigenti e funzionari pubblici per la loro mera pubblicazione …

A dire il vero, infatti, non si riesce a comprendere il motivo di una tale ‘corsa al bando’ quando poi le commissioni di gara impiegano anche due anni per svolgere il proprio compito, i lavori non partono o, comunque, procedono a rilento perché vengono mandati in gara senza uno straccio di progetto (ad esempio, ci hanno appena segnalato una gara ANAS del 2017 ed una della Provincia di Salerno, tra l’altro per l’adeguamento sismico urgente di una scuola superaffollata, ancora da aggiudicare a marzo 2020…).

Né riusciamo a capire perché si continui, ad esempio, ad appaltare, in modo apparentemente frazionato, i medesimi lavori sulle stesse, identiche, tratte stradali (vedi articolo Pandemia da accordi quadro sotto soglia: frazionamenti, duplicazioni e massimo ribasso dilagano in tutta Italia).

Né, ancora, comprendiamo quale sia il vantaggio di una ipotizzata trasformazione, proprio in piena emergenza corona virus, dei manager in carica in super commissari senza porre, prima, un freno normativo alla selvaggia esternalizzazione di tutte le attività che potrebbero/dovrebbero essere svolte da migliaia di dipendenti pubblici (l’assistenza al RUP, l’assistenza alla direzione lavori, l’assistenza tecnica con funzioni di ispettore di cantiere e perfino, come detto, la progettazione). Una situazione questa denunciata, senza tanti giri di parole, anche dal noto giornalista Giorgio Meletti su Il Fatto quotidiano del 25 marzo, “Se passiamo dalla sfera onirica alla realtà scopriamo che non ci sono i soldi. Nel 2018, ultimo bilancio pubblicato, Rfi ha investito in “grandi progetti infrastrutturali” un miliardo di euro, mentre 3,5 miliardi sono andati “alle attività di mantenimento in efficienza dell’infrastruttura e per interventi diffusi sul territorio”. Quanto all’Anas, a fronte delle decine di miliardi di opere stradali sognate, si scopre che nel 2019 ne ha fatte per soli 265 milioni, preventivandone per il 2020 altri 600 milioni. Quindi Rfi e Anas sommate danno lavoro ai costruttori per non più di uno o due miliardi all’anno“.

Ma andiamo avanti. 

I casi che ci vengono segnalati in queste ore, per richiedere l’assistenza tecnica, legale ed amministrativa della rete di professionisti aderenti ad AppaltiLeaks, sono innumerevoli ma vogliamo, comunque, parlarvene di uno che ha, davvero, dell’incredibile. 

Si tratta dei lavori di “Ristrutturazione, ammodernamento e completamento dei nuovi comprensori irrigui nel Bacino dell’Alento” appaltati dal Consorzio di Bonifica “VELIA” di Prignano Cilento, per l’importo di oltre SETTEMILIONI di euro, con un Bando che al punto 9.1 del disciplinare di gara prevede quanto segue: “il concorrente è obbligato a pena espressa di esclusione ad effettuare il sopralluogo presso il luogo di esecuzione dei lavori; per prendere appuntamento per il sopralluogo e quant’altro necessario contattare il Geom. Natale Bertolini in qualità di ispettore di cantiere telefono n. +39 347 9644 216 nei giorni di lunedì-venerdì dalle ore 9:00 alle ore 14:00. Il sopralluogo potrà essere effettuato non oltre il giorno 02/04/2020”.

In un paese serio, con stazioni appaltanti serie, ci si sarebbe aspettato un differimento della procedura di gara tenuto conto che due mesi di sospensione non creerebbero il benché minimo problema e che, laddove ve ne fosse la necessità, ci sono modi e strumenti per intervenire in via di urgenza. Ma questa sarebbe, pur sempre, una soluzione ovvia, scontata e non darebbe modo alla fantasia italiana di esprimersi. 

Ed ecco allora che, grazie al laboratorio di ricerca del consorzio cilentano, viene individuato il vaccino salvifico per risolvere ogni problema degli appalti nell’epoca del coronavirus: “l’innovativa procedura di sopralluogo mediante modalità alternativa a distanza…!

Non c’è da sorridere. Anche se pare uno dei memorabili nonsense di Ugo Tognazzi nel film “Amici miei”, occorre leggere sia la Deliberazione Presidenziale n. 35 del 27/03/2020 che le relative “Disposizioni organizzative” per poter capire quanto sia davvero innovativa questa procedura ed apprezzare appieno lo sforzo amministrativo, tecnico ed organizzativo profuso dalla stazione appaltante cilentana.

O forse no.

A nostro avviso (e non ce ne vogliano i professionisti del Consorzio VELIA) pare, infatti, una presa per i fondelli che, oltre a risultare insensibile alle limitazioni per gli spostamenti imposte dal Governo nazionale w regionale, smentisce, in modo elusivo, le stesse premesse riportate nella Delibera sopra citata (“Considerata la situazione di grave emergenza sanitaria nonché la impossibilità di tenere una riunione della Deputazione Amministrativa in ragione del vigente divieto di spostamento delle persone se non per speciali motivi“).

Quanto al contenuto delle speciali ‘Disposizioni organizzative’ non vi è molto da dire; se non che, in parole povere, occorre prendere un appuntamento con l’ispettore di cantiere (neppure con il RUP…), concordare con quest’ultimo quando effettuare il sopralluogo che era e resta obbligatorio e (facendo molta attenzione a non dimenticarselo) presentarsi con una delle introvabili mascherine anti-contagio. Sempre che qualche pattuglia di carabinieri non ritenga, invece, insussistenti le comprovate esigenze lavorative. 

Non sappiamo se il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca (uno dei pochi, in Italia, ad aver capito la gravità dei tempi ed il più deciso a contrastare ogni eventuale condotta che possa agevolare la diffusione dell’epidemia) sia a conoscenza di questa storia dai tratti tragicomici né se vorrà, autorevolmente, intervenire per imporre un deciso stop alla procedura di gara o, quantomeno, lo stralcio dell’inutile onere procedurale (il sopralluogo obbligatorio); tanto più per la sua dubbia legittimità (vedi Comunicato del Presidente ANAC del 18 luglio 2018) dopo l’abrogazione dell’art.106, comma 2, del Dpr 207/2010.

Attenderemo le determinazioni che vorrà eventualmente assumere e seguiremo, comunque, gli sviluppi della gara.

Ma un’ultima cosa vogliamo dirla: in questa procedura c’è ben poco di innovativo e molto di pericoloso. Sicuramente, i dirigenti e i funzionari del Consorzio di Bonifica “VELIA” avranno agito (e continueranno ad agire) in assoluta buona fede e nel massimo rispetto dei principi di legalità e trasparenza, ma i “sopralluoghi obbligatori” consentono, di fatto, di venire a conoscenza, prima che scada il termine per la presentazione delle offerte, sia del numero che dei nominativi dei concorrenti… Ragion per cui il relativo elenco deve essere secretato nel modo più rigoroso, tenuto conto che la sua divulgazione (anche solo involontaria) può alterare il libero svolgimento della gara e favorire pratiche distorsive della concorrenza, anche penalmente rilevanti.

E questa è realtà, non virtuale.       

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