Pedemontana Veneta, sequestri e perquisizioni. Ecco le intercettazioni shock tra controllati e ‘controllore’…

«Gli operai hanno paura di entrare, dicono che viene giù tutto»

«Tutta la documentazione che abbiamo a corredo non funziona bene perché ci mancherebbe quel famoso certificato che abbiamo scoperto non andare bene… in quanto è fasullo»

«A noi, tutto sommato, non interessa perché tanto non facciamo le prove»

«Tenete lontana la gente»

* * *

Sono ormai anni che AppaltiLeaks si interessa della misteriosa ed assurda vicenda della Pedemontana Veneta.

I nostri precedenti interventi (vedi in particolare “Pedemontana Veneta, la Corte dei Conti smentisce il Commissario ed esige risposte precise”, “Regione Veneto, due pesi e due misure per situazioni identiche”, “Pedemontana veneta. Un nuovo MOSE?”  “Project financing alla veneziana: ecco la copia del contratto con il quale la Regione Veneto salva il concessionario”) presero il via da un esposto che la SICS Ingegneria Srl, il primo progettista della Pedemontana Veneta, inviò a tutti i soggetti (Presidente della Regione Veneto, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Presidente Autorità Nazionale Anticorruzione, Presidente di Cassa depositi e prestiti Spa, Responsabile Unico del Procedimento e Componenti dell’Ufficio Alta Sorveglianza) preposti, a vario titolo, al controllo ed alla vigilanza sulla regolarità della gestione della più grande infrastruttura italiana attualmente in corso.

Un esposto/denuncia (fermo chissà su quali e quante scrivanie) nel quale, senza troppi giri di parole, veniva denunciata l’indebita erogazione al concessionario di circa 33.000.000 di euro per le spese di progettazione, ossia il 1.700% in più di quanto ne erano stati in realtà versati all’effettivo progettista.

Nel medesimo esposto (vedi testo integrale), la SICS Spa denunciò anche l’inesistenza dei requisiti di qualificazione tecnico-professionali in capo all’attuale Direttore dei Lavori (ancora più probabile se rapportato al fatto che lo stesso era stato, fino a pochi istanti prima, un semplice dipendente della medesima SICS Spa) subentrato, in meno di 48 ore e senza alcuna procedura ad evidenza pubblica, al suo predecessore nel frattempo arrestato per essere stato coinvolto in una mega inchiesta giudiziaria.

Ma anche questo aspetto, oggettivamente incredibile, si è dimostrato sino ad ora indegno della ‘attenzione’ sia dei soggetti sopra citati sia della magistratura inquirente e degli organi di polizia giudiziaria, che a quanto ci risulta non hanno svolto alcuna verifica o approfondimento. 

Perfino la famosa trasmissione Report, sempre in prima linea nelle inchieste giornalistiche di alto livello, si occupò della vicenda ma affrontandola tiepidamente e non sfiorando neppure sia l’aspetto della progettazione sia quello della direzione lavori (fasi nevralgiche di una qualsiasi opera pubblica dalle quali discende ogni eventuale criticità esecutiva).

Ma forse questi anni non sono trascorsi invano e qualcuno ha deciso, finalmente, di scoperchiare questa pentola maleodorante …

La Procura di Vicenza ha, infatti, disposto il sequestro della Galleria di Malo ipotizzando il gravissimo di reato di frode nelle pubbliche forniture per l’utilizzo di materiali non marchiati “CE” e miscele di calcestruzzo diverse da quelle previste dagli elaborati progettuali. Ovviamente, sarà la magistratura a pronunziare un verdetto definito al riguardo ma questo riguarda, esclusivamente, il profilo penale della vicenda.

Quello che importa veramente, invece, è il contesto generale che emerge dalle intercettazioni pubblicate sulla stampa che sembrano svelare un sistema, apparentemente, truffaldino ammesso durante le conversazioni telefoniche.

Non sappiamo come l’abbia presa il Commissario Marco Corsini che ha sempre difeso a spada tratta e con toni trionfalistici il rapporto con il concessionario SIS Scpa (immaginiamo non bene considerando che il suo ruolo di Avvocato dello Stato lo guiderà a privilegiare la tutela degli interessi, patrimoniali e non patrimoniali dello Stato). Né riusciamo ad ipotizzare cosa intenderà fare, oggi, la Regione Veneto che, pur avendo avuto in passato plurime possibilità, preferì rinegoziare la convenzione (con enormi vantaggi per il medesimo concessionario) piuttosto che scegliere la strada della risoluzione per grave inadempimento.

C’è però, oggi, un tassello in più che dà ragione ai nostri interventi e rafforza il collegamento tra i misteri delle vicende della progettazione e della direzione lavori con i fatti penalmente rilevanti contestati dalla Procura di Vicenza.

Misteri e collegamenti che né l’Interrogazione a risposta scritta presentata, lo scorso 23 gennaio, dal Consigliere della Regione Veneto Jacopo BERTI o le quotidiane battaglie e denunce del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa (CoVePA) (vere e proprie spine nel fianco dell’Amministrazione Zaia e del Commissario Straordinario) sono riuscite, fino ad oggi, a dipanare. 

Basterà, comunque, leggere le intercettazioni rese pubbliche dalla stampa per farsi una propria idea su quale sia l’efficacia e la pervasività dei controlli e della vigilanza della più grande opera pubblica in corso di realizzazione nel nostro Paese; controllati e controllore nominato dagli stessi controllati che discutono amabilmente su certificati mancanti e prove non fatte…

Noi continueremo ad informarvi degli sviluppi della vicenda e a mettere insieme le tessere del puzzle di questo “project financing in salsa veneta”.

E non è da escludere che, prima che il mosaico finale sia terminato, la Pedemontana Veneta non si riveli, come abbiamo pronosticato anni fa, un nuovo scandalo MOSE e che vengano fuori reati e retroscena ancora più gravi di quelli oggi scoperti.

Buona lettura.

 

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